Pesci
Guppy: ritrovamenti in natura
Il Dr. Wolfgang Staeck ha studiato biologia alla Libera Università di Berlino.
Chi è il Dr. Wolfgang Staeck
Il Dr. Wolfgang Staeck ha studiato biologia alla Libera Università di Berlino. Dopo la laurea ha lavorato per dieci anni come assistente di ricerca e docente presso l’Università Tecnica di Berlino, dove ha conseguito il dottorato di ricerca. Per diversi anni ha insegnato biologia in un liceo, in seguito è stato formatore di studenti insegnanti. Il suo principale interesse è il comportamento dei ciclidi. Pertanto ha avuto molti anni di esperienza nell’allevamento e ha allevato un gran numero di specie diverse in acquario. È noto agli hobbisti sia per le sue “lezioni” che per la pubblicazione di dozzine di libri e numerosi articoli sui ciclidi su riviste tedesche e internazionali. Dall’inizio degli anni ’70 ha viaggiato molto non solo in Africa e Madagascar, ma anche in Centro e Sud America per studiare i pesci ciclidi nei loro habitat naturali. Ha visitato sia il Lago Tanganica che il Lago Malawi più di una mezza dozzina di volte e conosce quasi tutti i paesi del Sud America. Questi numerosi viaggi hanno portato alla scoperta di molte nuove specie. Numerose sono le sue scoperte e osservazioni risultate dal suo lavoro sul campo. Ha documentato per la prima volta i dati ecologici e le condizioni di vita naturali di molti ciclidi. Inoltre ha pubblicato la descrizione scientifica di più di due dozzine di nuove specie di pesci.
Ultimamente il Dr Wolfgang Staeck ha collabora con la JBL per viaggi e programmi esplorativi in America del sud ed in altre nazioni per far conoscere direttamente gli habitat dei pesci che ha studiato. Qui di seguito un articolo comparso su una nota rivista di acquariologia che ducumenta come i guppy possano vivere in condizioni estremamente differenti da quanto spesso si racconta.
Dove vive il guppy e le condizioni fisico/chimiche
Per anni si è sempre sostenuto che i guppy come altri poecillidi debbano vivere in condizioni fisiche e chimiche precise, e che farli vivere in condizioni differenti da quelle che ridondantemente la comunità acquariofila ripeteva, volava dire farli soffrire. La comunità acquariofila poco informata sosteneva che i guppy potessero vivere solo a 24-25 gradi come temperatura ottimale e con un ph assolutamente alcalino di circa 7,5-8. In realtà il guppy ha la predisposizione genetica a vivere in ambienti con valori fisici e chimici molto vari e molto ampi. Il motivo per cui la comunità acquariofila discriminava e ingiuriava chi diceva il contrario era sempre lo stesso e riguarda un tipico malcostume italiano seguito da molte persone dove: “Se una cosa non la sai la insegni. (rielaborazione del vecchio detto: Chi sa, fa. Chi non sa, insegna)”.
Qui di seguito potete leggere un vecchio articolo pubblicato su una rivista specialistica di acquariofilia con tutti i riferimenti sui valori reali rilevati in natura dagli studiosi con diversi dettagli che possono far comprendere che la realtà è differente da quella ampiamente propagandata solo per la vanità di esibire un sapere vuoto perchè formalmente inventato da persone che hanno ripetuto informazioni prive di fondamento lette chissà dove.
Faccio notare che l’articolo porta la firma del Dr. Wolfgang Staeck.
Notare la tabella dove sono riportati valori sia di durezza che di ph molto estremi,
e discordanti con quello che si può leggere sui vari social o su diversi siti di informazione.
Nella pubblicazione si possono leggere tutti i riferimenti e i nomi degli studiosi che hanno rilevato i parametri in natura in varie località.
Conclusioni
Da oltre 20 anni, sul web spesso si leggono “infinite” risposte di persone convinte che il guppy possa vivere solo in determinete condizioni chimiche di solito associate ad un ph basico (o alcalino). Questo spesso portava a credere che era impossibile farli convivere con numerosi altri pesci che vivevano in condizioni chimiche differenti. Questa testimonianza dimostra la falsità di questo assurdo coinvincimento ed è una delle tante autorevoli testimonianze di studiosi accedemici che sciolgono un nodo dolente mettendo in risalto l’estrema adattabilità del guppy a condizioni chimiche più differenti, tanto differenti che alcuni la reputano una specie quasi eurialina.
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